lunedì 16 maggio 2011

TEST ABBIGLIAMENTO


Nella giornata campale di ieri ho approfittato dell'occasione per testare giacca, pantaloni, casco, stivali che porterò con me.
Quando mi sono vestito sembravo un manichino da mettere in vetrina, imbarazzante. Anche perché attorno a me c'erano piloti con addosso roba vissuta, ho visto anche qualche strappo, parti scolorite dall'uso, rattoppi, tracce di fango secco. Tutti avevano stivali reduci da tante battaglie, i miei li avevo tirati fuori dalla scatola un'ora prima. Insomma tutti erano "adventure" mentre io ero ready to shop.
Dopo mezz'ora ho provato il senso di appartenenza al gruppo, finalmente lurido come un maiale.
La moto di un pilota s'è incastrata in un solco con le pedane. Il solco era pieno di melma molle, profonda trenta centimetri. La compagnia della spinta s'è attivata e in dieci minuti abbiamo portato la moto oltre la palude. A quel punto ero già un po' sporco ma c'erano degli strani contrasti tra alcune parti già infangate e alcune zone che ancora odoravano di nuovo. Avevo lo stivale sinistro tutto marrone, l'altro ancora nuovo di zecca. Troppo sbilanciamento.
Mentre tutti si riorganizzano per partire decido di fare il ganzo e vado davanti, oltre la guida, tanto avevo la traccia sul gps...
Fatti cento metri nel bosco trovo un altro solco rotto e pieno di melma ancora più insidiosa. C'è un passaggio migliore a destra ma è stretto, e c'è pure un albero di mezzo. Penso: parto a tutto fuoco, mi lancio nel pozzone ed esco dall'altra parte contando sull'effetto sorpresa e velocità, nutrendo il mio ego e facendo schiattare di invidia tutti gli altri. Mi giro, non arriva nessuno. Bene, vado. Quando arriveranno e mi vedranno già dall'altra parte schiatteranno di invidia.
Inserisco la prima e via, seconda, gas e dentro. La melma era più profonda della pozza precedente, la moto si è bloccata e il fango ha sommerso le ruote. Nessun problema, scendo e spingo. La ruota posteriore girava a tutta forza e la moto non faceva un movimento in avanti. A forza di spingere l'ho praticamente tirata fuori usando solo braccia e gambe. Il motore ha aiutato ben poco. Quando sono stato fuori dalla palude mi sono guardato, ero ricoperto di una glassa marrone e grigia. Ne avevo anche sulle chiappe, si sentiva il fresco che bagnava le mutande. Un po' di fango colava dagli alberi sopra di me, inaugurando anche il casco. Poco dopo sono arrivati due piloti, hanno guardato prima me e poi la pozza. Hanno capito, si sono guardati a vicenda, non hanno fatto commenti. Avevo un po' di fiatone. Hanno capito.
Però, dopo, mentre viaggiavamo in una valle di grano ancora verde, una valle senza costruzioni umane ma ricoperta di solo grano, papaveri, margherite, cielo, nuvole bianche e vento mi sono sentito sporco come gli altri. Mi sono sentito di appartenere. Bello.







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