venerdì 1 aprile 2011

RELATIVIZZARE.

Ci sono dei momenti in cui penso che non dovrei farlo, di partire da solo, dico. Penso che potrei infilarmi nei casini.
Poi penso a Robert Edison Fulton, Jr. (1909-2004)
Nel 1932 ( millenovecentotrentadue) ha fatto una sorta di giro del mondo in sella a una Douglas bicilindrica. Per tre anni ha incrociato attraverso Turchia, Siria, Iraq, Afghanistan, India, Sumatra, Malaysia, Siam, Indonesia, Cina e Giappone. A quei tempi il casco era una scelta tra una mezza anguria e una cuffia da aviatore, come quella del Barone Rosso. Lui usava un elmetto da esploratore.
Lo si può vedere sul portapacchi anteriore della foto sotto.
Robert E. Fulton jr. documentò il proprio viaggio portando con se dodici chilometri di pellicola.

Sarebbe questo signore qui sotto.


Oppure mi viene in mente l'inarrivabile Ted Simon.
Questo signore nel mezzo degli anni '70 faceva il giornalista e scriveva di sport.
Un giorno pensò che avrebbe potuto fare il giro del mondo.
Cominciò ad analizzare i metodi: in aereo no, troppo veloce e non si vede nulla.
In treno no, si vede di più ma c'è il vincolo delle stazioni, orari eccetera.
In auto no, potrebbe andare bene ma...
In bicicletta no, troppo faticoso e fa male alle chiappe.
A piedi neanche, troppo lento.
In moto!
Già, ma come si guida una moto?
Detto fatto, si procurò una Triumph 500, imparò a guidarla e in vista della partenza la consegnò all'azienda costruttrice per farla "preparare" per un viaggio intorno al mondo ma siccome gli operai erano sempre in sciopero, dopo un mese gliela riconsegnarono come era, una moto da strada degli anni settanta. Di serie.
Lui non si scoraggiò, si attrezzò come poté, si procurò denaro in diverse divise, si procurò il biglietto della nave che dal Sudafrica lo avrebbe portato in Brasile con partenza febbraio 1974 e partì da Londra.
È stato via quattro anni e ha percorso centomila chilometri.
Partì una sera di ottobre del 1973.
Pioveva.
Ha scritto un libro indimenticabile che rappresenta la bibbia dei viaggiatori in moto.
Sono orgoglioso di possederne due copie della prima edizione italiana, Longanesi 1981.
Questo qui sotto è lui ai giorni nostri.


E questa è la moto che lo portò in giro per il mondo.
Era il 1973.


Quindi devo relativizzare.

venerdì 25 marzo 2011

ALTRI PEZZI.

Oggi si sono aggiunti altri due pezzi. Uno si tocca, è la pompa per gonfiare le gomme.
Una bella pompa tedesca, di quelle che non si sminchiano alla terza pompata. È importante: nel mezzo del niente, hai sudato per un'ora per smontare la ruota, riparare la camera, rimontare la ruota e adesso sei lì che ci dai dentro per gonfiarla e sprock la pompa si smonta in tre pezzi. Hai finito le bombolette di CO2, addio.
Meglio spendere 20 euro per questa:




L'altro pezzo non si tocca, si tratta dell'iscrizione all'AMA, American Motorcycle Association.
È importante, dovessi trovarmi con la moto completamente in panne, loro vengono a recuperarmi e mi portano presso l'officina più vicina. E fanno molte altre cose. 


mercoledì 23 marzo 2011

UN PEZZO ALLA VOLTA.

Questo viaggio si compone di centinaia di pezzi.
Mappe, roadbook, il GPS, le borse, gli attrezzi, i ricambi, anche i sogni e, lo ammetto, a volte anche la paura. Qualche volta, quando meno me lo aspetto, mi piglia uno strizzone al culo che mi fa battere forte il cuore.
Ogni tanto si aggiunge un pezzo nuovo. Ogni tanto aggiungo un pezzo anche a questo blog che, incredibile, è quasi tutta farina del mio sacco. E si vede, aggiungerà qualcuno.

Oggi s'è aggiunto il cavalletto centrale per la moto. Sarà un prezioso aiuto per quando dovrò riparare una ruota bucata o fare qualche altro lavoro di manutenzione. È fatto da un americano, Mike. Li fa lui, su ordinazione, uno per uno, senza macchinari a controllo numerico, operai e segretarie, addetti al marketing o al development and strategy. Solo attrezzi basilari, saldatore e altri ferri semplici. Crea delle opere d'arte, Mike, perfette.
Mike li costruisce per alcuni tipi di moto "dual sport", in USA la XR 650 L è considerata la regina delle Dual Sport, ha iniziato anni fa con un cavalletto centrale proprio per lei e poi ha continuato anche per altri modelli.
Eccolo qui:



L'altra settimana s'è aggiunto il portapacchi posteriore. Bellissimo. Rosso. Fatto apposta per la 650.
Viene dall'Idaho. Anche in questo caso si tratta di un lavoro artigianale fatto da due persone appassionate. Stesso modo di lavorare di Mike, quello del cavalletto. Saldatore, passione e vernice. Addirittura hanno spedito il pezzo in Virginia, al mio Quartier Generale, ancora prima di ricevere il denaro.
Quando l'ho fatto loro notare, mi hanno risposto che non c'è problema fratello e che dio ti benedica, anzi se durante il tuo viaggio vuoi fare una deviazione da noi ( circa 300 km solo andata), vieni che ti invitiamo a cena, passi la notte da noi e il giorno dopo riparti...!
Non mi hanno mai visto in faccia e sapevano che avevano a che fare con uno sconosciuto dall'Italia che chiedeva loro di inviare un portapacchi in Virginia a un certo Lee, per loro un altro sconosciuto.
Questi sono gli americani.
E questo è il portapacchi. Penso che regga il peso di un obice.

lunedì 21 marzo 2011

ROLL ME AWAY...

Duccio, un mio amico, il più grande rocker vivente, mi ha mandato una musica che conoscevo ma non sapevo chi fosse l'autore.
È un pezzo adatto alla preparazione del viaggio e può riassumere lo spirito del viaggio stesso.
Metto anche il testo.

Took a look down a westbound road,
right away I made my choice
Headed out to my big two-wheeler,
I was tired of my own voice
Took a bead on the northern plains
and just rolled that power on

Twelve hours out of Mackinaw City
stopped in a bar to have a brew
Met a girl and we had a few drinks
and I told her what I'd decided to do
She looked out the window a long long moment
then she looked into my eyes
She didn't have to say a thing,
I knew what she was thinkin'

Roll, roll me away,
won't you roll me away tonight
I too am lost, I feel double-crossed
and I'm sick of what's wrong and what's right
We never even said a word,
we just walked out and got on that bike
And we rolled
And we rolled clean out of sight

We rolled across the high plains
Deep into the mountains
Felt so good to me
Finally feelin' free

Somewhere along a high road
The air began to turn cold
She said she missed her home
I headed on alone

Stood alone on a mountain top,
starin' out at the Great Divide
I could go east, I could go west,
it was all up to me to decide
Just then I saw a young hawk flyin'
and my soul began to rise
And pretty soon
My heart was singin'

Roll, roll me away,
I'm gonna roll me away tonight
Gotta keep rollin, gotta keep ridin',
keep searchin' till I find what's right
And as the sunset faded
I spoke to the faintest first starlight
And I said next time
Next time
We'll get it right

sabato 19 marzo 2011

SOLITARIA.

Bene, è ufficiale, Francesca non può più venire con me. Ha troppe difficoltà da risolvere sul lavoro, le manca il tempo, troppi casini.
L'organizzazione del viaggio a oggi è troppo avanti per fermarmi e riprogrammarlo per chissà quando, ho deciso che andrò da solo.
Lo so che aumentano i rischi ma non ho scelta.
In ogni caso non ho alcuna intenzione di fare il fenomeno, terrò gli occhi aperti, eviterò di strafare, e confiderò negli Dei e siccome non avrò fretta, non dovrò nemmeno correre col coltello tra i denti.
Confiderò anche nel telefono satellitare e in una assicurazione sanitaria a prova di bomba.
Lo so che tutto questo non è sufficiente per evitare i guai ma ormai sono in ballo e continuo a ballare. E poi, magari, per i pezzi più difficili, come l'attraversamento dei deserti dello Utah e del Nevada, troverò un compagno di viaggio occasionale e insieme a una generosa scorta di acqua, benzina e fortuna tutto andrà per il meglio.
Vabbè, adesso ho altri problemi da risolvere.
Immagazzinare tutti i punti GPS, per esempio.
Fare la scorta di attrezzeria da portare con me tendendo alla sottrazione per viaggiare il più leggero possibile.
E poi? Mille altre cose da fare. Ho cominciato a lavorare a questo viaggio nel luglio dello scorso anno e, anche se mancano quattro mesi al lancio, sento le fiamme attaccate alle chiappe.

Saluti.

P.

martedì 1 marzo 2011

COME TUTTO E' COMINCIATO...

Circa cinque anni fa ho scoperto che c'era la possibilità di fare la traversata degli USA da una costa all'altra, in fuoristrada. Un monte di chilometri. Da quel giorno un tremolio interno non mi ha più mollato.
È successo per puro caso, saltando qua e là nell'internet una sera buia e piovosa sono capitato nel resoconto di una parte di questo viaggio fatto da un americano. Da lì è partito un lavoro di raccolta di informazioni e di sogni a occhi aperti.
Sono passati alcuni anni in cui potevo solo sognarmelo di fare un viaggio simile.
Non è che sia così semplice decidere di partire per attraversare gli USA in moto, in fuoristrada per di più.
Tra il tempo necessario (circa 55 giorni), il lavoro, i figli, i soldi, i capelli troppo lunghi, la moto da preparare, l'organizzazione e tutto il contorno vario, il lavoro di preparazione porta via un anno di tempo. E poi ci vuole un compagno di viaggio non scelto a caso, ci vuole uno speciale. Due anni fa ricompare sulla scena la mitologica "Cativa", Francesca, fidanzata storica, poi ex fidanzata storica e ora di nuovo fidanzata storica. Risolto il problema del compagno di viaggio. Anzi no. Ultim'ora: per problemi troppo lunghi da spiegare, la mia compagna di viaggio non può più venire con me. Ho un unica scelta, andare da solo. Improvvisamente il viaggio diventa una traversata degli USA in solitaria.
Cambiano tutte le carte in tavola...


Continua...