mercoledì 7 settembre 2011

OJ (Atmosfere Metropolitane), COMPLETO DESERT, L'ANTIPIOGGIA, I GUANTI, LE BORSE STAGNE.

OJ è un'azienda italiana nata come produttrice di abbigliamento per moto da strada e città ma da qualche tempo ha aperto una linea dedicata ai viaggi avventurosi. Il loro completo si chiama DESERT. È stato testato e migliorato grazie anche a piloti che hanno corso il Rally di Sardegna negli scorsi anni.
Si tratta di un completo realizzato con molta cura. È stato creato per viaggi come quello che ho fatto dove ci si trova a guidare in condizioni difficili, con pioggia, polvere, caldo bollente o freddo intenso. Il completo è dotato di tre strati staccabili, questo da la possibilità di utilizzarlo per tutto l'anno in qualsiasi condizione climatica, dal freddo della Norvegia ai giorni roventi dell'Oklahoma, in questo ultimo posto l'ho testato personalmente e posso parlare con cognizione di causa.


www.ojatmosferemetropolitane.com

LA GIACCA.

Quello che mi è più piaciuto è stata la possibilità di utilizzare a mio piacere le prese d'aria. Ho viaggiato con temperature tremende eppure l'aria all'interno della giacca circolava senza mai farmi andare di fuori di testa dal caldo e cercare di togliermela in piena velocità.
Molte persone vedendomi così vestito mi chiedevano come potevo resistere eppure stavo benone.
Ho testato la giacca anche col freddo.
Quando ho affrontato le mattine fredde delle Montagne Rocciose, alle sette del mattino 4 gradi, mi sono chiuso dentro e sono stato come un principino. Mano a mano che il caldo aumentava aprivo cerniere.
La vestibilità è ottima, le maniche hanno cerniere per regolare il flusso dell'aria, altre prese d'aria sono posizionate sul davanti e sulla parte posteriore.
Le maniche sono staccabili e le cerniere possono essere parzialmente aperte per far entrare altra preziosa aria.
Le tasche sono tante. Di tutte le dimensioni. E anche se generosamente riempite di oggetti non creano impaccio. Le ho usate per soldi, documenti, cibo, oggettame vario, telefono. Ce ne sono anche sulla schiena per tenere altre cose. Quella trasparente sulla manica sinistra è stata perfetta per metterci lo Spot.
Ne ho scoperta una che sembra quasi segreta. È posizionata in un punto davvero strategico, sta lungo la parte sinistra della cerniera centrale. Be' lì c'è una seconda cerniera che porta a una piccola tasca. Se non sai che c'é non la vedi, io l'ho trovata per caso.
L'ho trasformata nella mia banca personale e ci tenevo anche un paio di chiavi di riserva della moto.
Le protezioni sono di ottima fattura e stanno su spalle e gomiti, non danno fastidio ma si sente che ci sono a proteggere e fa piacere, c'è la possibilità di inserire un paraschiena sulla parte posteriore.








I PANTALONI.

Stesso entusiasmo anche per i pantaloni.
Tasche dove servono e quante ne servono, cura del dettaglio e prese d'aria strategiche hanno garantito comodità e ricambio d'aria anche nelle giornate più roventi.
Le protezioni sulle ginocchia non danno fastidio nella guida e si inseriscono bene dentro gli stivali.
L'unico "incidente" è stata la scucitura di un tratto terminale della gamba destra che ho suturato secondo i dettami delle chirugia da campo, faccio il veterinario, me la sono cavata bene.









COMPLETO ANTIPIOGGIA

Massimiliano, patron di OJ mi ha fornito anche di un completo antipioggia intero. "Questo è per affrontare gli uragani!" mi ha detto. Il completo è giallo limone con inserti neri. Si indossa bene e una volta chiuso dentro si possono affrontare ore di pioggia battente. L'ho usato in Kentucky e Tennessee per due giorni di pioggia in montagna. L'ho usato per affrontare uno dei peggiori temporali presi in moto, in New Messico. Veniva giù davvero forte, pioggia battente, con tuoni e fulmini. Nulla da rilevare se non che alla sera ero asciutto.
Cura maniacale dei particolari anche in questo caso.








GUANTI OJ K3

I guanti hanno subito un lavoro pesante tra caldo,  pioggia, polvere, sole battente, lavori di scavo su sabbia e terra, sono finiti nei fiumi, ho potato boschi, spostato pietre, preso spine e chissà che altro. Il sinistro aveva un rapporto costante con la leva della frizione. Il destro con la manopola dell'acceleratore e freno anteriore.
Li ho massacrati. Hanno resistito a tutto.
Sono realizzati in un tessuto traspirante traforato che si chiama 3D mesh che funziona davvero perché si sente l'aria che passa e tiene fresche le mani. Sulle nocche hanno una protezione efficace. Hanno inserti in pelle e almara nelle zone di maggior logorio.
Perfetti.







LE BORSE STAGNE.

Difficile trovare un difetto. Io non ne ho trovati.
Sono in  materiale impermeabile e le cuciture sono termosaldate.
In quella da quaranta litri, a rullo, tenevo il materiale da campeggio.
In quella da cinquanta litri ci tenevo materiale vario tra i quali anche il pc. Ho preso ore di pioggia e temporali, sono caduto in un fiume, ho viaggiato per giorni e giorni con una cortina di polvere alle mie spalle, mai entrata una goccia d'acqua tanto meno la polvere.
Sono dotate di ganci per fissarle alla moto.
Eccellenti.





In definitiva parlo bene di questi capi d'abbigliamento e materiale tecnico a ragion veduta, quando si viaggia è bello che il materiale non crei problemi e così è stato. Non posso che consigliarli.

martedì 6 settembre 2011

CASCO SUOMY MR. JUMP

Questo casco è stata la mia salvezza.
Tra i vari pregi questo casco ha quello delle prese d'aria sul davanti, sullaparte superiore e degli estrattori d'aria posteriori. Questo sistema ha garantito un ricambio d'aria all'interno che rendeva l'ambiente interno molto più fresco che l'ambiente circostante. In più io l'ho scelto completamente bianco per tenere le temperature a livelli accettabili.
La calotta di polistirolo ha delle scanalature che migliorano ulteriormente il passaggio dell'aria. Tenete presente che la temperatura media del viaggio è sempre stata molto alta. Per la gran parte dei giorni ho viaggiato con temperature attorno ai 45-50 gradi, in Oklahoma ho guidato per alcune ore a 56 gradi.
Il Mr. Jump pesa all'incirca un chilo, è prodotto con carbonio e fibre aramidiche, ha una vestibilità molto comoda e le imbottiture interne non hanno ceduto nonostante ci abbia sudato ininterrottamente per 40 giorni, specialmente nella zona est degli USA dove l'umidità e la sudorazione sono molto alte. Un paio di volte, per cercare di vincere il caldo opprimente del Kentucky l'ho messo capovolto sotto un rubinetto e l'ho letteralmente inzuppato di acqua ghiacciata. Gli interni sono rimasti come erano.
Dovendo fare molti stop per le foto e i video, il cinghietto di chiusura ha resistito ai numerosi apri e chiudi di ogni giorno. Potevano essere tanti, anche 20-30 in un giorno.
Il frontino ha preso diversi colpi ma non ha fatto una piega.
Gli occhiali che ho usato sono stati sempre ben alloggiati senza creare interferenze o correnti d'aria.
Un giorno il casco è stato chiamato a fare il suo dovere di protezione, ho preso una forte craniata contro un tronco che non avevo visto, per qualche chilometro mi sono sentito un po' rimbombato ma lui ha fatto il suo dovere.
Insomma non posso che parlarne bene e avendo usato caschi di altri marchi concorrenti in un passato molto recente posso dire che davvero non teme nessun confronto.
In più è fatto interamente in Italia.

                                                        www.suomy.com

sabato 3 settembre 2011

RELAZIONI SUI MATERIALI.

Bene, finito il viaggio, passo a tirare un po' di somme.
Mi piace avere la possibilità di parlare dei materiali e delle attrezzature che ho usato quotidianamente.
In primis la moto, poi in ordine verranno il casco, il completo di giacca e pantaloni, gli stivali, poi il materiale fotografico, le borse da moto, lo Spot, l'iphone, l'ipod, il GPS (incredibile, ho delle cose da dire sul GPS!) e poi ancora le varie e le eventuali.
Ho raccolto molto materiale fotografico e video. Di tutto il materiale video verrà realizzato un documentario sempre che le immagini che ho realizzato siano degne, lo deciderà Riccardo di Visual Studio, il mio maestro di video e filmine, sarà lui il regista della post produzione e il montatore, io sono stato solo un indegno cameraman.
Ho moltissimi appunti scritti e registrati a voce sull'ipod. Dagli appunti mi piacerebbe realizzare un manoscritto, ho già scritto gran parte della preparazione del viaggio e poi, con un bel po' di fortuna, chissà...
Ho moltissimi ricordi e immagini che però a volte si mescolano tra loro. Talvolta emergono fatti che fino al momento prima non avevo percepito, altri scompaiono e poi ritornano. Mi darò del tempo per raccoglierli tutti.
Insomma, poco alla volta sto riemergendo alla vita di questa parte del globo, tra lunghe crisi di insonnia e penosi casini rientro in pista.


venerdì 2 settembre 2011

UNA FESTA?

Zia Mary Bombardona è ancora in California ma la lenta macchina della burocrazia doganale si sta muovendo.
Un giorno arriverà qui.
Sarebbe bello fare una festa come quella che abbiamo fatto per l'Enciclopedia, con Zia Mary in primo piano.
Magari in autunno.
Mah, ci sto pensando ma sono progetti ancora annebbiati.
Per ora sono appiattito a terra, l'altra sera ho dormito due ore, ieri sera tre quarti d'ora, dalle 23.15 alle 00.00 e ho preso una compressa di Melatonina da 5 mg.
Ho il down peggiore che mi sia mai capitato.
Qualcosa non va e non mi è dato modo di capire.

mercoledì 31 agosto 2011

JET LEG...

Il giorno e la notte si sono ribaltate.
Ieri mi sono svegliato alle 03,30. Nella giornata sono rimasto vigile come uno zombie, l'elettroencefalogramma di una vongola, alle 22,30 sono andato a dormire, sveglio come fosse mattina.
"Oggi" mi sono svegliato alle 01,30 e mi sento perfettamente mentre tutta l'Europa sta dormendo e si incazzerebbe se venisse svegliata adesso.
Ho provato a far finta di dormire e non è servito. Ho letto, ho ascoltato la radio, servito a nulla.
Alle 03,30 ho fatto colazione e adesso sono pronto a cominciare una giornata di slancio. Credo che a mezzogiorno andrò a dormire.
Se facessi l'hostess sarei in un costante casino di sonno e veglia, dormirei in piedi mentre servo i pasti ai passeggeri e starei sveglio in albergo.
Non oso immaginare se facessi il pilota di linea cosa succederebbe. Al quinto aereo schiantato mi licenzierebbero, come minimo.
Come si fa a ritornare a ritmi circadiani normali?

Hostessa '62

martedì 30 agosto 2011

TORNATO

Sono di nuovo di qua. Qua in Italia, dico.
All'aeroporto ho trovato un bel comitato di accoglienza fatto dai miei genitori e da un gruppo di amici, tutti con indosso la maglietta del viaggio. Non mi aspettavo nulla di simile, mi ha fatto molto piacere.
Il jet leg mi ha svegliato alle tre questa mattina e non c'è più stato verso di dormire.
Non so bene cosa dire, mi pare di aver lasciato l'Italia ieri e sono già qua di nuovo.
Certo l'impatto non è stato facile, mi hanno già messo sotto il naso una lista di appuntamenti di lavoro e del lavoro, francamente, me ne ero scordato del tutto, mai sentito la mancanza. Quando mi sono trovato davanti ai cavalli dei cowboys una mano in bocca gliel'ho messa ma solo per automatismo.
Nei prossimi giorni avrò modo di scrivere ancora delle cose, riflessioni finali, una visitazione dei materiali che ho usato e anche su Zia Mary Bombardona che sta ancora in California, in attesa di un modulo elettronico che devo compilare ma mi chiedono un numero che non possiedo, lo spedizioniere sta dialogando con la dogana per capire che fare. Poi arriverà anche lei.

Grazie ancora a tutti voi per avermi fatto compagnia tutti questi giorni, siete stati molto importanti, siete stati parte del viaggio.

P.

domenica 28 agosto 2011

INCONTRI IN CITTÀ

Mi sono immerso in chinatown con la
bicicletta.
La bellezza del viaggiare da solo è che decidi all'istante.
Cercavo un posto per il pranzo, mi sono infilato in un ristorante che sembrava più un magazzino con sedie, tavoli e attrezzi per la
cucina compresi dei contenitori di alluminio
per la cottura a vapore.
Tutto era piuttosto sporco ma il cibo cucinato da due signore cinesi era buonissimo. I clienti erano solo cinesi. Pagato cinque dollari per una generosa ciottola di noodles con verdure e pollo e tre ravioli al vapore che avevano un sapore eccezionale.
Certo se una Asl italiana fosse entrata lì dentro avrebbe proceduto con una sterilizzazione col napalm ma che ne sarebbe stato dei sapori?

Poi c'è da dire di Owen, un signore di 74 anni che ho incontrato ieri in Market Street e altre due volte oggi, sono andato a cercarlo perchè è veramente un tipo pazzesco e ha un ottimo senso dello humor.
È molto ben vestito, completo nero, bombetta grigia di paglia. Scarpe lucide.
Da 27 anni si siede, da lunedì al venerdì, sullo
stesso estintore dei pompieri in Market street e mostra un cartello fatto da lui, a due facce. Campeggiano due scritte ben chiare: NO SEX.
Poi una infinita di altre piccole frasi sulla questione morale del sesso in tutte le sue forme.
Sta seduto rivolgendo le spalle alle auto proprio su un attraversamento pedonale regolato da un semaforo. I pedoni si fermano al rosso e lui si rivolge a loro dicendo: donna vergine e uomo vergine, non c'è altro modo per la Salvezza. Smettila col sesso fino alla fine dei tuoi giorni. Sesso solo per fare figli. Il condom è roba del diavolo. Fate attenzione.
Insomma secondo il signor Owen chi pratica sesso al di fuori degli intenti procreativi va nel
profondo dell'inferno senza possibilità di ritorno.
Lui stesso si dichiara vergine, lui è sposato con Dio.
Mentre sto lì a discutere con Owen sulla questione inferno si e no e sesso si e no arriva Dolores, signora messicana che è anche una sorta di vigile urbano. Lo conosce.
Anche lei viene dichiarata peccatrice.
Chiedo a Owen se oggi è riuscito a convincerne almeno uno. Risposta: sto ancora lavorando con te!
Questo Owen mi è piaciuto, riesce pure a prendersi in giro e ci siamo fatti delle grasse risate. Ciò non toglie che lui di me pensi peste e corna come di una grandissima parte dell'umanità.
Però fa ridere.
Adesso ho sonno, appena trovo il tempo scrivo della gaffe fatta presso ll'affitta biciclette con uno degli addetti che è una trans e fa la ciclista nel senso della meccanica/consegnatrice/ritiratrice di biciclette.
Io lo sapevo che a San Francisco c'è gente strana. Ci vorrebbero un paio di mesi per incontrarne un po', poi bisognerebbe rivolgere la moto verso sud, scendere alla terra del fuoco e risalire fino in alaska e poi ancora in Giappone, australia, nuova Zelanda, India e l'oriente e
con molta calma tutta l'Africa e poi l'Europa e poi a casa.
Il viaggio sarà lungo, ci vuole una buona scorta di mutande.